Il passaggio dal cartaceo al digitale, i nuovi problemi ma anche le opportunità offerte dalla pubblicazione in Accesso Aperto costringono gli editori (specialmente quelli accademici o che hanno nella editoria accademica il loro mercato di riferimento) a ripensare alla propria organizzazione.
Si sta affermando un nuovo modello, il Resourcing, nel quale l’Editore individua un partner tecnologico globale e entrambi collaborano nella realizzazione distribuzione e promozione dei prodotti utilizzando la stessa piattaforma tecnologica. Vediamo di che si tratta, introducendo una breve descrizione dei principali modelli organizzativi su cui gli editori possono impostare la filiera editoriale.
Modelli tradizionali (Insourcing e Outsourcing)
Il primo modello che si è affermato è quello basato sull’Insourcing. In questo modello l’Editore controlla e gestisce internamente tutti i processi produttivi e distributivi della casa editrice; abbiamo assistito quindi alla nascita di gruppi editoriali che gestivano direttamente le tipografie; mettevano su grandi redazioni per tutti i processi di realizzazione dei volumi e periodici, insieme all’investimento in magazzini per lo stoccaggio e distribuzione dei volumi, fino alla gestione di punti vendita o intere catene librarie.
Il secondo modello che si è affermato, ed è stato l’unico sinora percorribile per gli editori medio-piccoli ma scelto successivamente anche dagli editori più grandi, è quello dell’Outsourcing. In questo modello l’Editore esternalizza alcuni processi produttivi e distributivi, utilizzando fornitori per le diverse fasi produttive o processi. E negli ultimi tempi abbiamo assistito allo spostamento di molte fasi lavorative (OCR, redazione, traduzione, impaginazione, programmazione e sviluppo, realizzazione di epub…) verso piccole realtà locali (freelance) oppure verso grandi realtà situate in paesi in via di sviluppo (principalmente Cina, India e Filippine) che offrono servizi a basso costo.
La crisi dei modelli tradizionali
Le esigenze produttive e distributive sono rapidamente cambiate con l’avvento del digitale, comportando un grande numero di figure altamente specializzate. Accanto alle figure e professionalità tradizionali, si affiancano nuove competenze (ad esempio: l’esperto di html, di realizzazione di epub, di creazione dei metadati, di posizionamento SEO, di comunicazione sui social network, di digital marketing….) senza le quali il prodotto editoriale non può essere realizzato o acquisire la visibilità necessaria per essere venduto.
In questo scenario entrambi i modelli presentati sopra non sono più sostenibili. Il modello di Insourcing, infatti, richiede che l’Editore strutturi un team molto grande di lavoratori specializzati, pagando alti costi del lavoro e costi generali.
Anche il secondo modello, quello dell’Outsourcing, sta andando in crisi, perché all’aumentare delle risorse esterne che interagiscono durante il flusso della produzione e distribuzione, il modello perde di efficienza con duplicazione dei dati e materiali (che vengono continuamente scambiati tra almeno due soggetti) e alti costi di controllo e coordinamento. Inoltre, non è sempre facile per l’Editore che ha a che fare di volta in volta con un numero ampio e variabile di outsourcer, garantire una livello finale di qualità affidabile e omogeneo.
La nuova opportunità offerta agli editori
Il nuovo modello che si sta affermando è quello del Resourcing. Si tratta in buona sostanza di una implementazione del metodo dell’Outsourcing nel quale l’Editore individua un partner globale con il quale mettere a punto e gestire l’intera filiera editoriale utilizzando una piattaforma tecnologica condivisa. La presenza di una piattaforma globale condivisa è l’elemento caratteristico di questo modello, in quanto essa consente di evitare duplicazione di materiali e semilavorati, dato che tutte le fasi di lavorazione vengono svolte all’interno di essa, In questo modello, quindi l’editore e il partner collaborano insieme nella realizzazione dei contenuti e prodotti editoriali, con compiti, fasi, responsabilità ben definite: in questo modello si può quindi prevedere un accordo economico basato sugli obbiettivi, piuttosto che sulle unità di lavoro effettivamente svolte.
Un esempio nel quale si possono comprendere i vantaggi di applicare questo modello è quello della produzione editoriale multiformato. Ci sia ad esempio da realizzare un libro con supporto cartaceo e digitale: in questo caso, editore e partner tecnologico individuano il workflow produttivo e di controllo, configurano il flusso XML per la gestione dei dati e metadati e predispongono la piattaforma di lavoro. Personale in carico all’editore e al resourcer interagiscono in tempi diversi ma direttamente sugli stessi dati e materiali, usando la piattaforma condivisa. L’editore in ogni momento ha pieno controllo e disponibilità di tutto, e insieme al resourcer può gestire eventuali sovraccarichi di lavoro in certe fasi, destinando ulteriori risorse specializzate su quelle fasi.
La sinergia che si crea nel tempo tra Editore e Resourcer è un elemento caratterizzante questo modello, ma può essere allo stesso tempo un punto di debolezza e di criticità qualora i rapporti si deteriorassero: meglio quindi impostare sin dall’inizio con chiarezza gli obbiettivi comuni, di modo che ci sia condivisione nelle aspettative e verifica della sostenibilità nel tempo dell’accordo. La ricerca e individuazione del giusto partner è la prima sfida da affrontare per l’Editore che voglia intraprendere una seria valutazione delle opportunità offerte da questo nuovo modello .
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