Approfondimenti

Fiducia nei processi: il nuovo “prestigio” per le Riviste?

Scritto da Giovanni Salucci

Nell’editoria accademica ad accesso aperto, molti problemi sono legati alla percezione della qualità dei contenuti OA e le sfide poste dai predatory journal (o predatory publisher) e dalle pratiche di marketing aggressive.

Nonostante l’OA applichi spesso elevati standard editoriali equivalenti a quelli adottati dall’editoria a pagamento, persiste una sfiducia generale verso questo tipo di pubblicazione, aggravata da pratiche scorrette sia da parte degli editori che dei ricercatori.

L’Associazione OASPA in un recente workshop ha evidenziato la necessità di distinguere chiaramente le buone pratiche di pubblicazione ad Accesso Aperto, proponendosi di svolgere un ruolo chiave nell’impostare standard e valutare le organizzazioni OA.

Il problema del prestigio è complesso, sostenuto da sistemi di valutazione della ricerca radicati e spesso fuorvianti che tuttavia influenzano la scelta dei ricercatori sul dove pubblicare. In sintesi, il prestigio della Rivista (e dell’Editore) rappresenta spesso la principale attrazione per gli autori, persino oltre le valutazioni di tipo economico.

Per ovviare a questo, nel workshop si è proposto di sostituire il prestigio dell’editore con la fiducia nei processi e nelle pratiche editoriali, promuovendo l’uso di marchi di qualità come l’appartenenza a COPE, la registrazione in DOAJ e l’adesione a OASPA. Inoltre, per contrastare le percezioni negative e promuovere l’equità, OASPA potrebbe impegnarsi in attività di formazione e sensibilizzazione rivolte ai ricercatori, collaborando con biblioteche e altre entità. Inoltre, è stato suggerito che OASPA potrebbe incoraggiare i suoi membri a sottoscrivere la Dichiarazione sulla Valutazione della Ricerca (DORA) e collaborare con la Coalizione per l’Avanzamento della Valutazione della Ricerca (CoARA).

In conclusione, il workshop ha riconosciuto che la trasparenza e l’apertura sono fondamentali per superare i malintesi e promuovere pratiche affidabili e inclusive nella pubblicazione OA.

Nel solco di questa tendenza, segnaliamo la proposta di John Willinsky (promotore e artefice di PKP) sull’adozione di una sorta di “Etichetta di fiducia”, denominata The Publication Facts Label, da visualizzarsi all’interno di ciascun articolo. Prendendo spunto dalla etichettatura dei prodotti, Willinsky avanza la proposta di visualizzare alcuni dati a suo parere importanti per dare conto della qualità dell’articolo: questi dati e indicazioni riguardano in parte la Rivista e in parte l’articolo; ad esempio vengono presentate informazioni sui revisori, sui finanziatori, sulle percentuali di accettazione. Si tratta di informazioni quantitative, quali ad esempio la percentuale di accettazione della Rivista, che ad esempio possono essere automaticamente predisposte da OJS (o da analoga piattaforma editoriale).

La proposta è senza dubbio interessante, anche se purtroppo non è difficile immaginarsi che se tale pratica trovasse davvero un riscontro e diffusione, allora potrebbe rapidamente portare a meccanismi di “contraffazione” nelle riviste predatorie: così come oggi vengono visualizzati falsi comitati o Impact Factor fittizi, non sarebbe difficile creare “etichette” fasulle.

In sintesi, sostituire il prestigio delle riviste scientifiche con pratiche editoriali e processi seppur virtuosi, addirittura certificati da etichette o controlli di qualità svolte da organizzazioni autorevoli, non sarà una operazione semplice o condivisa, e non si tratta di una operazione informatica o di marketing editoriale.

Image credit: Gerd Altmann

Per approfondire:

https://oaspa.org/report-from-equity-in-oa-workshop-4-part-2-trust-as-the-new-prestige/

https://preprints.scielo.org/index.php/scielo/preprint/view/6799

Autore

Giovanni Salucci

Vive a Firenze, CEO di Progettinrete, si occupa di editoria accademica, di innovazione nei processi editoriali delle university press e di tutto ciò che riguarda la definizione dei flussi, la raccolta, gestione, archiviazione, indicizzazione, ricerca e distribuzione dell’informazione. Dal 2021 è docente di Laboratorio di editoria digitale all'Università di Firenze.