Approfondimenti

Tipi di versioni per gli articoli scientifici

Scritto da Giovanni Salucci

In questo contributo prenderemo in esame la terminologia utilizzata per caratterizzare le versioni nella pubblicazione degli articoli su riviste scientifiche.

La pubblicazione di un articolo, infatti, è usualmente una operazione che occupa un arco di tempo ampio (da qualche mese a qualche anno) e coinvolge numerosi attori e fase di lavorazione e controlli; nel corso di questo tempo gli autori (o gli editori) hanno interesse a condividere (in internet) e mettere a disposizione il contenuto scientifico dell’articolo; esistono quindi differenti versioni dello stesso articolo, che pur avendo più o meno lo stesso contenuto, differiscono qualitativamente per valore scientifico e per qualità editoriale.

La necessità di stabilire una terminologia appropriata, mettendo ordine alle differenti versioni, è condivisa ed è sorta molto presto con la diffusione di internet e la digitalizzazione.  Nel 2008  NISO  (National Information Standards Organization) in collaborazione con l’Associazione degli Editori di Editoria Accademica ha pubblicato le linee guida con un glossario ben preciso  da assegnare alle varie fasi di lavorazione degli articoli scientifici.

Come detto, le diverse versioni di un articolo scientifico possono apparire prima, durante e dopo la pubblicazione formale in una rivista scientifica: assegnare la corretta terminologia (e contestualmente definire che tipo di proprietà possiede ciascuna versione di un articolo) è fondamentale soprattutto dal momento che convivono in internet differenti versioni della stessa pubblicazione (perché magari archiviate in repository o su siti internet, non necessariamente quello di pubblicazione)

Vediamo le scelte fatte dal gruppo di lavoro che ha predisposto le raccomandazioni  JAV (Journal Article Versions).

Ciascuna definizione corrisponde ad una versione caratterizzata da alcune proprietà: la prima è la dimensione temporale, che avanza dalla prima versione fino all’ultima; altre proprietà sono il valore aggiunto che ciascuna versione porta al contributo scientifico e le differenti caratteristiche di formattazione e di layout dell’articolo stesso.

Le raccomandazioni prevedono 6 tipologie di versioni che, come detto, hanno una sequenzialità cronologica rigida; prendiamole in rassegna una per una, descrivendone le caratteristiche. Il nome della versione corrisponde alla terminologia raccomandata, che tiene conto dei suggerimenti e del lavoro di condivisione del gruppo di lavoro congiunto che rappresenta, ai livelli più alti, tutti gli attori della filiera dell’editoria scientifica accademica.

Author’s Original E’ la prima versione dell’articolo, l’autore se ne assume la responsabilità e lo ritiene pronto per essere inviato alla valutazione per la pubblicazione. Nella consuetudine, questa versione corrisponde al cosiddetto Preprint.

Submitted Manuscript Under Review E’ la versione del manoscritto che è in corso di valutazione per la pubblicazione, ed è quindi nella disponibilità della Rivista, gestito dai referee e dalla redazione scientifica.

Accepted Manuscript E’ la versione che è stata accettata per la pubblicazione, ed è importante registrare la data di accettazione. Da questo momento la responsabilità della pubblicazione è condivisa tra l’autore e la Rivista (e l’Editore). Questa versione corrisponde anche al cosiddetto Postprint, anche se tale terminologia non è molto diffusa.

Proof E’ la versione dell’articolo, ad uso interno fra l’autore e la produzione (redazione, grafici, impaginatori…), utilizzata per la messa a punto dell’impaginazione, del controllo testuale, le piccole correzioni ecc… Raramente questa versione viene resa pubblica, essendo tipicamente semilavorati ottenuti nel corso della produzione editoriale (in rari casi sono pubblicati come preprint).

Version of Record E’ la versione finale pubblicata sulla Rivista, nella grafica e nei formati previsti dall’Editore. Ad essa viene assegnata una data (data di pubblicazione) e di norma viene associato e registrato un identificativo persistente (DOI). Questa versione usualmente viene anche chiamata Published Version

Corrected Version of Record/ Enhanced Version of Record Successivamente alla pubblicazione, raramente può essere necessario correggere errori contenuti nell’articolo già pubblicato, oppure arricchire l’articolo con materiali aggiuntivi, non presenti al momento della pubblicazione della VoR. In entrambi i casi, si tiene traccia di ciò che è avvenuto con nuove versioni. Ad esse devono essere assegnati nuovi identificativi DOI, e nei metadati occorre inserire un puntamento al DOI della VoR dell’articolo..

Questa terminologia, pur essendo uno standard pubblicato nel 2008 e ampiamente utilizzato dagli editori accademici e dagli addetti ai lavori, tuttavia non è del tutto adottato. Si segnala ad esempio che l’importante banca dati  Sherpa/Romeo che aggrega i dati e analizza le policies delle riviste ad accesso aperto, nel proprio glossario utilizza Preprint, Submitted Version, Accepted Version, Published Version.

La rapida crescita del fenomeno dell’Open Access e le sperimentazioni nelle pratiche della peer review (o meglio della valutazione scientifica degli articoli) stanno rimescolando pratiche e concetti; la stessa sequenza cronologica alla base dello standard, che prevede on ordine sequenziale rigido nell’apparizione delle versioni di un articolo, è oggi messo in discussione.

Per analizzare questi nuovi fenomeni e aggiornare lo standard, NISO ha costituito un working group già nel 2020; i lavori sono stati rallentati dalla pandemia, ma nel piano di revisione dello standard  è previsto il rilascio delle prime bozze della nuova versione (da sottoporre per i commenti) entro febbraio del 2022.

Per approfondire

https://v2.sherpa.ac.uk/romeo/about.html

http://www.niso.org/publications/niso-rp-8-2008-jav

Autore

Giovanni Salucci

Vive a Firenze, CEO di Progettinrete, si occupa di editoria accademica, di innovazione nei processi editoriali delle university press e di tutto ciò che riguarda la definizione dei flussi, la raccolta, gestione, archiviazione, indicizzazione, ricerca e distribuzione dell’informazione. Dal 2021 è docente di Laboratorio di editoria digitale all'Università di Firenze.