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Articoli scientifici, parte I: le tre categorie madri

In questo contributo, che apre una serie di approfondimenti sui generi di articoli scientifici, si presentano le tre categorie madri di contributi accademici non monografici comuni sia al settore umanistico che a quello scientifico.

L’interesse nell’argomento non è nuovo, anche se non molto praticato. Solo in un recente articolo apparso nel 2021, infatti, si fornisce una rassegna più o meno dettagliata delle varie tipologie di articolo accademico (Lapeña – Peh 2021): per gli esperti del settore, come giustamente sottolineato dagli autori, non può che trattarsi di un argomento di fondamentale importanza, dal momento che la padronanza dei generi scientifici è “part and parcel of the academic career”, la prima tappa di un processo strategico di massimizzazione del successo accademico e di valorizzazione dei prodotti scientifici.

Senza minimizzare o addirittura negare l’utilità di questa rassegna targata Wiley, ci sembra doveroso sottolineare in apertura che l’adozione di criteri definitori è ben lontana dall’avere valore universale. Al contrario, diversi requisiti rendono di fatto difficile stabilire a monte una gerarchia univoca di generi scientifici: tra questi, il settore disciplinare di riferimento – l’articolo di Lapeña e Peh è non a caso pensato per il settore medico –, le strategie editoriali della singola rivista, le modalità di fruizione del contenuto, la struttura argomentativa prescelta se non, addirittura, gli stili scrittori con i loro specifici scopi strategici di diffusione (i cosiddetti uses and gratifications: Pizziconi 2020, in particolare 110-115). Occorre inoltre precisare a margine che lo sguardo di insieme sull’argomento non può che avere una validità limitata nel tempo, se si confida in quanto predetto da Ulrich Pöschl sulla rapida evoluzione dei format di pubblicazione e degli stessi spettri comunicativi dell’editoria accademica (Pöschl 2012).

Ciò detto, teniamo a sottolineare un dato di fondamentale importanza, a quanto pare valorizzato, tra i grandi autori accademici, solo da Elsevier nel suo blog di Author services: è la tipologia di ricerca, più che qualunque altro criterio strutturale o funzionale, a determinare la ripartizione dei generi scientifici. Prima di addentrarci nei dettagli della questione, è dunque utile specificare quali siano i tre ranghi della letteratura scientifica, a loro volta determinati dalla tipologia di ricerca condotta a monte:

  1. letteratura scientifica primaria (primary scientific literature), così chiamata perché prodotta da una ricerca autonoma in grado di fornire nuove evidenze e risultati soggetti a valutazione e argomentazione;
  2. letteratura scientifica secondaria (secondary scientific literature), derivante cioè da fonti primarie di ricerca con l’intento di fornire una sintesi di quanto già prodotto in una specifica area di studio;
  3. letteratura scientifica terziaria (tertiary scientific literature),alimentata da entrambe le letterature precedenti (in particolare dalla letteratura secondaria generatasi attorno a dati di ricerca primaria) e rivolta con meri intenti di divulgazione ad un pubblico meno esperto. Al suo interno, è possibile distinguere un sottoinsieme normalmente conosciuto ai più come letteratura grigia o gray literature, emanata cioè da fonti autoritative diverse da quelle accademiche e poste al di fuori del circuito sciento-accademico (ad esempio, agenzie governative, autorità locali, aziende).

Pur tenendo conto delle molteplici variabili in grado di intervenire in un simile tentativo di sistematizzazione, proponiamo di partire da questa classificazione per individuare le tre categorie madri di generi scientifici. Per ciascuna di queste, si propone la traduzione italiana accompagnata dalla dicitura originale in inglese, maggiormente impiegata e di certo più conosciuta a studiosi e tecnici della comunicazione scientifica.

  • Articolo di ricerca (chiamato differentemente primary o original research article, research article o più semplicemente article): regina tra le categorie di contributi scientifici, essa è definibile tale in virtù di due requisiti, la priorità e l’originalità della ricerca che ne è alla base, l’una e l’altra mostrando forti tratti di interdipendenza. Il riferimento alla letteratura preesistente è massiccio; lo stile espositivo tende più all’analitico che al descrittivo, anche se l’approccio della narrazione scientifica può essere sia retrospettivo (ossia centrato su risultati già acquisiti) che prospettico (teso cioè a nuove formulazioni). La struttura che caratterizza questa tipologia coincide con quella nota, in ambiente anglofono, con l’acronimo IMRADIntroduction, Materials and methods, Results And Discussion (trattasi, ovviamente, di uno scheletro impiegato in quanto tale più nel settore scientifico che in quello umanistico: Peh – Ng 2008).
  • Rassegna o recensione (secondary o review article): fondata su conoscenze e risultati precedentemente acquisiti e discussi da terzi, essa è ascrivibile a una categoria secondaria di contributi in virtù dei suoi stessi scopi di rivisitazione, revisione e rianalisi scientifiche. Il richiamo alla letteratura è consistente, anche se non mirato a un solido intento argomentativo originale; lo stile espositivo è catalogico con note critiche riferibili al singolo autore. Quanto alla struttura, ne troviamo anche qui una simile alla precedente (IMRAD) seppur con minor tratti di rigidità. In ambiente umanistico più che in quello tecnologico e medico, questa tipologia si declina in vari modi dando origine a un’ampia gamma di sottogeneri: in ambito storico-letterario, basterà per ora menzionare la ripartizione proposta da una rivista francese di antichistica sotto la categoria generale delle recensioni (recensions), in letture critiche (lectures critiques), resoconti (comptes-rendus), note di lettura (notes de lecture) e liste delle opere in redazione (listes des ouvrages reçus). Ma su questo torneremo in un prossimo approfondimento.
  • Articolo speciale (special o tertiary article): così chiamato perché non ascrivibile né a un’iniziativa di ricerca primaria né a un progetto di ricerca secondaria, esso si caratterizza per uno spiccato posizionamento dell’autore rispetto a) all’assetto editoriale della rivista, b) ai risultati in essa pubblicati precedentemente. Rientrano in questa casistica, per citarne alcuni, l’editoriale (editorial), le risposte dell’autore (author’s reply), le comunicazioni brevi (short communication) e gli articoli di breve messa in prospettiva (perspective articles): anche di questi si darà una definizione più stringente a venire. Lo stile e la struttura divergono nettamente da quelle appena viste: se il primo è fluido e meno argomentativo, la seconda è pressoché inesistente. I riferimenti bibliografici sono infine poveri e, anzi, sconsigliabili.

Messe a fuoco le caratteristiche delle tre categorie madri e chiarite le letterature di appartenenza (Fig. 1), si dettaglieranno nei contributi a venire le sottocategorie di ciascuna, illustrandone le specificità anche rispetto al settore di appartenenza e sulla base di tre criteri di indagine:

  1. lessico impiegato e applicabilità dei generi prevista da editori accademici di media e grande taglia
  2. rivisitazione dei singoli modelli rispetto al contesto editoriale di specifiche riviste scientifiche di settore
  3. definizioni vigenti nel settore librario e biblioteconomico universitario.

Riferimenti:

Lapeña – Peh 2021 = Lapeña, J.F.F., Peh, W.C. (2019). Various Types of Scientific Articles. In A Guide to the Scientific Career (eds M. Shoja, A. Arynchyna, M. Loukas, A.V. D’Antoni, S.M. Buerger, M. Karl and R.S. Tubbs). https://doi.org/10.1002/9781118907283.ch37

Peh – Ng 2008 = Peh W.C., Ng K.H. (2008). Basic structure and types of scientific papers. Singapore Med J. 49 (7): 522-5.

Pizziconi 2020 = Pizziconi, S. (2020). La scrittura scientifica, vol.1, Pisa.

Pöschl 2012 = Pöschl U. (2012). Multi-stage open peer review: scientific evaluation integrating the strengths of traditional peer review with the virtues of transparency and self-regulation. Frontiers in computational neuroscience, 6, 33. https://doi.org/10.3389/fncom.2012.00033

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Autore

Eleonora Colangelo

Dottoressa di ricerca in Scienze dell'antichità e archeologia dell'Université de Paris e l'Università di Pisa, è coordinatrice di progetto in digital humanities ed editoria accademica presso Progettinrete, Firenze, in cui si occupa di diffusione e promozione della ricerca scientifica.