Due settimane fa alla London Book Fair 2016 c’è stata un’interessante tavola rotonda organizzata dal Copyright Clearance Center sulle sfide dell’open access; in rete è possibile ascoltare il podcast oppure leggere la trascrizione dell’evento.
I partecipanti sono alcuni tra i protagonisti del panorama editoriale internazionale; sono emersi i numerosi spunti di riflessione che seguono, in ordine sparso.
Il modello open access non si oppone solo al modello dell’accesso a pagamento, ma apre la strada ad un modello più ampio, quella dell’open science, in cui ricercatori comunicano e interagiscono fra loro più liberamente.
La comunicazione della ricerca per essere efficace deve agire a tre livelli, e vanno pensate differenti metodologie e tecniche per ciascuno di essi: il mondo accademico, il largo pubblico e il mondo dei computer (indicizzazione).
Più che di rivista si deve pensare in termini di piattaforma, dove accanto agli articoli e alle recensioni, uguale importanza hanno la condivisione dei dati, le discussioni e i commenti, i materiali aggiuntivi multimediali…
La sfida per gli editori è quella di superare il concetto di APC come finanziamento dei costi di pubblicazione (Article processing charge) in favore di una serie di servizi offerti agli autori, dalla submission fino alla pubblicazione e oltre.
L’introduzione sempre più massiccia del modello APC responsabilizza gli autori nella scelta della rivista in cui pubblicare i propri contenuti, e gli editori e i supervisori dei periodici per i servizi prestati, molto più di quanto non faccia il modello tradizionale basato sugli abbonamenti pagati dalle biblioteche.
Non è detto che il modello attuale della blind peer review sia il migliore per garantire la scientificità; sempre più popolare sta diventando la post-publication peer review che si dimostra valida se gestita con la massima trasparenza, e favorisce il consolidamento della comunità scientifica (open post peer review). Inoltre prende sempre più rilevanza la costruzione della reputazione di ogni singola persona, identificata dal proprio ORCID.
Particolare rilevanza continua ad avere la misurazione dell’impatto della ricerca; accanto agli indici bibliometrici attualmente in uso stanno nascendo altri sistemi di valutazione alternativi (altmetrics), che allargano la misurazione e pongono nuove sfide. Anche i finanziatori sono interessati a queste nuove rilevazioni della popolarità e alle ricadute delle iniziative finanziate.
Si stanno preparando dei nuovi servizi digitali a vantaggio della comunità scientifica, quali ad esempio sistemi di interrogazione e ricerca di finanziamenti e contributi di pubblicazione; servizi di predisposizione di “pacchetti condivisibili” di articoli e materiali soggetti a copyright ma utilizzabili dal proprio staff di ricerca; videopromozioni o pacchetti redazionali tematici; interessante notare come alcuni siano dei servizi aggiuntivi che partono da materiali già esistenti, valorizzati con nuovi strumenti di diffusione.