Contenuti originali

Monografie in Accesso Aperto: i risultati della nostra indagine

Scritto da Giovanni Salucci

EXECUTIVE SUMMARY

A seguito della nostra ricognizione emergono le seguenti considerazioni.

Tutte le tipologie di Editori accademici pubblicano monografie in Accesso Aperto anche se con modalità molto differenti tra loro e anche tra editori della stessa tipologia.

Non c’è ancora una definizione esatta di cosa sia una monografia ad accesso aperto e non esiste nemmeno la possibilità di sapere quante siano le monografie pubblicate sinora.

Non esiste un supporto/formato standard per la diffusione (PDF, ma anche HTML, EPUB e XML), ciascun editore, secondo la propria convenienza o opportunità, fa scelte diverse anche all’interno del proprio catalogo.

La qualità dei supporti rilasciati ad accesso aperto (soprattutto i PDF, ma anche gli altri) presentano differenze notevoli da caso a caso.

L’unico identificatore utilizzato in modo consistente, coerente e completo da tutti gli editori è l’ISBN per i vari supporti di pubblicazione; per gli altri più diffusi (ISSN, ORCID, DOI) troviamo enormi variazioni da caso a caso, spesso senza uniformità nemmeno nel catalogo del singolo editore.

Non esiste un modello di utilizzo dei metadati per la disseminazione: si trovano differenze notevoli nell’utilizzo dei vari profili, ma anche nel livello di completezza e di cura dei dati all’interno del profilo adottato.

Manca un modello economico per la sostenibilità della pubblicazione ad Accesso Aperto.

Non c’è uno standard di presentazione: in molti casi è difficilissimo trovare il volume ad accesso aperto; in altri casi lo stesso “volume” è pubblicato in modalità difformi su più canali distributivi.

Nelle puntate precedenti…

Per studiare il settore delle monografie in Open Access abbiamo progettato una griglia di valutazione dei siti e dei materiali pubblicati, e l’abbiamo applicata ad un ampio numero di editori rappresentativi del panorama delle pubblicazioni ad accesso aperto.

Abbiamo selezionato oltre 30 editori, tra i più significativi per quantità e qualità del proprio catalogo ad Accesso Aperto; per ciascun editore abbiamo valutato solamente una piccola frazione del proprio catalogo, quindi i risultati che presentiamo in questo ultimo articolo della serie rappresentano solamente una tendenza e necessitano un ulteriore approfondimento.

Dove abbiamo cercato?

Contrariamente a quello che ci si potrebbe immaginare, non è per nulla facile trovare quali siano gli editori che pubblicano monografie ad accesso aperto, e nemmeno poter stimare quante monografie siano attualmente disponibili. Infatti, dove possiamo trovare queste opere? In certi casi solo sul sito dell’Editore, in altri casi solo su un aggregatore partner, in altri casi ancora si trova sia sul sito dell’editore che in uno o più aggregatori, per cui è impossibile effettuare un conteggio.

Ad esempio, prendiamo il caso di De Gruyter, uno dei principali editori di monografie ad accesso aperto al mondo, in varie discipline. Sulla sua piattaforma di distribuzione (https://www.degruyter.com/page/open-access-books) filtrando per tipologia (books) e per condizioni d’accesso (Open Access) troviamo già pubblicati circa 2800 volumi. Ma su questa piattaforma troviamo anche i volumi in Open Access della Amsterdam University Press (sono 55). E questo è solo un esempio, visto che sulla piattaforma sono presenti volumi editi da circa una cinquantina di Marchi / Progetti / Editori che hanno fatto un accordo di qualche tipo con De Gruyter. Analogamente, i titoli di De Gruyter (o almeno una parte di questi) li possiamo trovare disponibili in Accesso Aperto anche da altre parti: ad esempio su DOAB (circa 1570 titoli) oppure su OAPEN (365 volumi) oppure su INGENTA OPEN (circa 440 titoli) e su Open Research Library (1853 titoli). Inoltre, c’è da aspettarsi che altri repository e/o aggregatori possano contenere e mettere a disposizione degli utenti copie / esemplari dello stesso editore.

La possibilità di operare con questa libertà sta proprio nella definizione di Accesso Aperto, e quindi la ridondanza della disponibilità al download dell’opera sembra essere un vantaggio, ma siamo sicuri che questo sia un valore assoluto?

Per l’utente, ad esempio, è così vantaggioso poter scegliere tra piattaforme così diverse? Un utente interessato a un libro, quale piattaforma sceglierà? Che esperienza d’uso proverà? E soprattutto, potrà rendersi conto pienamente del valore del libro, visto che questo di fatto è inserito in contesti (piattaforme) molto differenti tra loro e che in moltissimi casi comunicano poco o nulla della “vita” del volume?

Per l’autore, ad esempio, la proliferazione delle opportunità di accesso, sarà motivo di aumentato impatto, oppure sarà esclusivamente penalizzato nella impossibilità di avere qualcuno che possa comunicargli dei dati affidabili sul numero dei download, sulle visite, sulla presenza di eventuali commenti o annotazioni, ecc…

E per l’editore, siamo sicuri che la presenza dei suoi libri accessibili su altre piattaforme su cui non ha nessun controllo, sia un elemento di maggior visibilità, e non piuttosto un processo che porta a svilire e a mettere in secondo piano il progetto editoriale e il marchio che ha prodotto quel volume?

Cosa abbiamo trovato

Il primo elemento da prendere in considerazione è che le monografie ad accesso aperto sono pubblicate da un’ampia varietà di tipologie di editori: possiamo trovare gli editori big player (Springer, Wiley, Taylor and Francis) così come editori piccoli (Lever Press), University Press prestigiose che pubblicano solo pochi volumi in Accesso aperto (Cambridge UP, Oxford UP..) e altre che invece pubblicano tutto il loro catalogo in OA (Firenze University Press, Ca Foscari), le cosiddette Academic led press  orientate prevalentemente all’Accesso Aperto  (Open Humanities Press, Open Book Publisher, Ubiquity Press) e addirittura progetti editoriali e spin-off nati dalle biblioteche delle università o di Istituzioni (Max Planck Research Library, Edition Open Sources) anche se la maggioranza è rappresentata dalla tipologia dell’editore accademico che sporadicamente pubblica qualche monografia ad accesso aperto.

In pochi casi infatti la pubblicazione in Accesso aperto avviene come scelta strategica; l’editore definisce workflow e policy, e addirittura predispone un nuovo sito o una parte del sito dove promuovere la pubblicazione in Accesso Aperto ed esporre il proprio catalogo, oppure si appoggia ad un “distributore digitale”. Nella stragrande maggioranza dei casi, invece, la pubblicazione in Accesso Aperto avviene come opzione voluta dall’Autore, in aggiunta alla edizione principale cartacea; in altri contesti la versione ad accesso aperto (in HTML o PDF) viene realizzata grazie ad un progetto di ricerca o in collaborazione con realtà diverse dall’editore, per cui la versione digitale risulta completamente differente da quella editoriale. In questo caso, ovviamente, l’opera a volte è disponibile sul sito dell’editore (e in maniera molto eterogenea), a volte viene collocata su repository (Zenodo) o aggregatori o siti esterni.

L’analisi di cosa viene pubblicato, mostra una situazione totalmente disomogenea e incontrollata, quasi da ogni punto di vista. Prima di riportare i risultati più significativi, ci sembra interessante notare come questa totale imprevedibilità dei risultati non sia una diretta conseguenza della diversificazione negli editori, come indicato in precedenza. Gli stessi editori, infatti, quando pubblicano Riviste, organizzate in fascicoli e articoli, realizzano prodotti molto simili tra di loro (a parte valutazioni sulla qualità scientifica) e li comunicano e distribuiscono con modelli e strumenti ancora una volta decisamente simili tra loro. Nel caso delle monografie, quindi, l’assenza di modelli condivisi è un chiaro segnale che ancora il mercato delle monografie in accesso aperto non ha trovato un modello di sostenibilità economico, siamo ancora nella fase della sperimentazione.

Non esiste ancora una definizione esatta di cosa debba essere una monografia ad accesso aperto, nel senso che non è chiaro se possa o debba essere predisposta in capitoli, quali formati debbano essere utilizzati per la diffusione; addirittura si trovano casi di “monografie ibride” in cui più formati/supporti sono a pagamento, e solo per qualche capitolo viene fornito un supporto digitale accessibile (HTML o PDF).

Non è chiaro se se debbano essere utilizzati gli identificativi (DOI, ORCID), quali profili di metadati debbano essere usati per la diffusione in internet, quali policy debbano essere adottati sul copyright e sulle licenze di utilizzo. Nonostante l’ampia varietà, abbiamo verificato che il copyright è molto spesso ceduto all’editore, e sono utilizzate ampiamente tutte le possibili licenze CC, con forse una prevalenza della CC-BY-NC-ND che tutela maggiormente gli interessi economici dell’Editore.

Che si tratti dell’intera Opera, oppure della sua suddivisione in capitoli o parti, la pubblicazione in digitale ad Accesso Aperto avviene con una moltitudine di formati differenti da caso a caso. Troviamo infatti non solo la presenza di supporti differenti (PDF, HTML, EPUB, XML) ma anche l’uso di abbinamenti molto differenti, anche per lo stesso editore. Nel caso del PDF, non è nemmeno detto che sia un facsimile della parte corrispondente dell’edizione print, o di quella HTML.

I pochi casi in cui l’editore adotta una politica costante sull’intero catalogo è quando l’editore pubblica esclusivamente in una nicchia di mercato (ad esempio: solo testi umanistici, o solo di ingegneria, o di Fisica…). Il motivo di questa disomogeneità nei supporti (e nella loro qualità realizzativa) a nostro avviso potrebbe dipendere dal workflow editoriale utilizzato. Ad esempio, l’editore che ha un catalogo esclusivamente scientifico, molto probabilmente utlizzerà LateX e i vari convertitori con cui potrà pubblicare agevolmente in PDF e HTML; d’altra parte l’editore con un catalogo umanistico utilizzerà Adobe Indesign per impaginare i materiali ricevuti dai propri autori, e molto probabilmente pubblicherà in PDF e in EPUB. Confrontando comunque i PDF realizzati con strumenti e flussi così differenti, c’è da aspettarsi che si troveranno ovviamente differenze qualitative importanti, e questo è proprio quello che abbiamo registrato nella nostra ricognizione.

L’ultimo aspetto da noi verificato riguarda le scelte fatte dagli editori per favorire la identificazione e la diffusione delle proprie opere ad Accesso aperto, e questo è noto passare da un utilizzo esteso e curato degli identificatori e metadati. Con grande sorpresa abbiamo trovato un panorama che, tranne qualche rara eccezione, è davvero sconfortante. Eccezion fatta per l’ISBN (che è utilizzato con coerenza e completezza da tutti gli editori), gli altri identificatori (ISSN per le collane, ORCID per gli Autori, il DOI per la pubblicazione intera e/o le sue parti) sono scarsamente usati e quando vengono adoperati (come nel caso del DOI per i capitoli) il livello di completezza nei dati di registrazione risulta davvero scadente.

Anche nell’utilizzo dei metadati iniettati nelle pagine della scheda catalogo o all’interno dei supporti distribuiti in Accesso Aperto troviamo una situazione certamente disomogenea ma nel complesso poco curata se non addirittura approssimativa. Eppure gli stessi editori, nella gran parte dei casi, pubblicano anche Riviste scientifiche: per queste pubblicazioni, invece, c’è un utilizzo completo, efficiente e appropriato degli identificatori e dei metadati. Evidentemente nel caso delle monografie, siamo ancora in una fase non regolamentata, dove manca ancora un flusso a regime nella gestione della distribuzione e disseminazione, e dove forse mancano anche risorse economiche e competenze per un corretto posizionamento; a nostro avviso anche questo elemento ci rafforza nella convinzione che siamo ancora in una fase di sperimentazione, alla ricerca di modelli sostenibili di pubblicazione e distribuzione.

Autore

Giovanni Salucci

Vive a Firenze, CEO di Progettinrete, si occupa di editoria accademica, di innovazione nei processi editoriali delle university press e di tutto ciò che riguarda la definizione dei flussi, la raccolta, gestione, archiviazione, indicizzazione, ricerca e distribuzione dell’informazione. Dal 2021 è docente di Laboratorio di editoria digitale all'Università di Firenze.