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Le due facce dell’Open Access

Scritto da Giovanni Salucci

Nei giorni scorsi ho partecipato a Roma a un workshop, organizzato da Open Edition Italia, nel quale un numero significativo di esperti italiani dell’Open Access si sono incontrati per mettere a tema le problematiche e le prospettive della Editoria Accademica e condividere le proprie esperienze.

Nel gruppo che si occupava della sostenibilità economica dell’Open Access, appena iniziati i lavori, la discussione si è subito accesa dal momento che si sono confrontate due posizioni e due punti di vista molto differenti fra loro, sullo stesso tema: che idea abbiamo di Open Access?

L’esistenza di opinioni e posizioni molto differenti sul concetto stesso e sulle opportunità dell’Open Access non è una peculiarità della esperienza italiana, ma è piuttosto estesa in tutto il panorama mondiale, come si può notare da recenti discussioni sui principali blog del settore.

Volendo estremizzare, la prima posizione combatte l’oligopolio dei grandi gruppi editoriali accademici, e in generale vuole ridurre i costi della pubblicazione della ricerca scientifica, mettendola a disposizione di tutti e considera l’OA come uno strumento cardine per il raggiungimento di questi obbiettivi. Aderiscono a questa posizione bibliotecari, docenti e ricercatori, impiegati amministrativi che vedono crescere esponenzialmente di anno in anno il budget da destinare agli abbonamenti e all’acquisto di servizi di pubblicazione: ecco che sia il Green OA che il Gold OA sono entrambi importanti, con maggiore propensione verso il Green OA in quanto la presenza di un repository ad accesso aperto è vista come alternativa ai costosi servizi a pagamento offerti dai gruppi editoriali (Elsevier, ecc…).

La seconda posizione è mossa principalmente dal desiderio di aumentare la trasparenza e l’efficacia della disseminazione dei risultati della ricerca scientifica, utilizzando meglio i budget a disposizione, e considera l’OA come uno strumento per aumentare la qualità delle pubblicazioni, garantirne la tracciabilità e attestare i processi di referaggio, finanziamento e  visibilità. Sono più affini a questa posizione editori,  istituzioni, finanziatori, docenti e ricercatori che vedono quindi nel Gold OA l’opportunità di introdurre un nuovo canale di distribuzione e diffusione più democratico e tracciabile.

Entrambe le posizioni, descritte in modo sommario come già detto, hanno certamente una spinta motivazionale etica molto profonda, il che acuisce lo scontro quando i vari sostenitori si confrontano su temi pratici o su giudizi di merito su certi fenomeni. E sono davvero tanti i punti su cui i pareri dei fautori dell’una o dell’altra posizione, divergono.

Come ci siamo accorti a Roma durante il workshop, ad esempio, c’è chi propone che Università, Dipartimenti, Società scientifiche adottino modelli di pubblicazione di monografie e Riviste con il modello di Gold OA (o più propriamente di Diamond OA, visto che la copertura economica sarebbe garantita principalmente dalla Istituzione stessa) di modo da offrire l’opportunità di pubblicare e diffondere  a basso costo l’editoria scientifica di nicchia in certe aree (tipicamente le HSS).

Ma dall’altro lato c’è chi ritiene che l’OA introduca dei servizi aggiuntivi alla normale filiera della produzione e distribuzione scientifica, e che quindi necessitino degli investimenti ulteriori e dei costi aggiuntivi, indipendentemente dalla forma del supporto e della tipologia di pubblicazione a cui ci si riferisca.

Ancora una volta, volendo estremizzare le diverse posizioni, si ritiene l’OA uno strumento per produrre/diffondere a basso costo i risultati della ricerca scientifica, oppure un ulteriore elemento di qualità e trasparenza, che necessita un surplus di professionalità e di investimento?

Credo che rispondere a questa domanda preliminare sia molto rilevante, se ci si appresta a definire la lista dei servizi e processi necessari alla pubblicazione di Riviste e Monografie in Open Access, e si voglia provare a quantificarne i costi.

Per approfondire
Open Access: una definizione controversa

Autore

Giovanni Salucci

Vive a Firenze, CEO di Progettinrete, si occupa di editoria accademica, di innovazione nei processi editoriali delle university press e di tutto ciò che riguarda la definizione dei flussi, la raccolta, gestione, archiviazione, indicizzazione, ricerca e distribuzione dell’informazione. Dal 2021 è docente di Laboratorio di editoria digitale all'Università di Firenze.