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Editoria e Open Access: da quali piattaforme software partire?

Scritto da Giovanni Salucci

Una casa editrice che volesse mettersi sul mercato pubblicando monografie e riviste in Open Access, basandosi su un proprio modello economico, che genere di necessità di natura informatica avrebbe, e come si dovrebbe organizzare?

La domanda può essere valida per un “editore commerciale” che già sta pubblicando editoria accademica, come per editori accademici (o University press), dunque può ovviamente avere risposte molto articolate e differenti a seconda del contesto, del mercato di riferimento, della natura dell’editore; possiamo comunque provare a tracciare alcune possibili linee di risposta, identificando dove possibile, qualche esempio di realtà che sta percorrendo tale strada.

1. Utilizzo di piattaforme e tecnologie standard, possibilmente Open Source e free

In prima analisi esaminiamo il caso in cui l’editore, avvalendosi di un fornitore, di personale interno o di collaboratori esterni, seleziona una o due piattaforme fra le più diffuse (OJS, OMP, Scholastica…) e realizza la propria infrastruttura. Generalmente l’attività principale consiste nell’integrazione con il proprio catalogo e con il sito e nell’adeguamento della grafica.

Una volta realizzato e configurato il sistema, all’editore resta il problema della gestione operativa della piattaforma (assistenza agli autori e alle redazioni delle riviste, ad esempio), del suo aggiornamento e della manutenzione. Quanto più ha investito nella personalizzazione e configurazione delle piattaforme, tanto più sarà problematica la migrazione alla nuova versione, ove disponibile.

Un esempio di tale scelta può essere rappresentata dal progetto Open Access di FrancoAngeli edizioni (che si appoggia su OJS e OMP) o da Firenze University Press (OJS).

2. Creazione e mantenimento in casa di una piattaforma “proprietaria” partendo da piattaforme standard e Open Source

In questo caso l’editore ha al suo interno un reparto informatico, o almeno un programmatore esperto di editoria; vengono selezionate una serie di piattaforme Open Source, ciascuna specializzata nella gestione di una parte della filiera editoriale (ad esempio, un sistema di Archiviazione, un sistema di Project management, OJS per le riviste, un CMS per il website…) e vengono predisposte delle procedure di dialogo e scambio informazione fra le diverse piattaforme.

Un esempio di tale scelta può essere rappresentato da Ubiquity Press, la casa editrice inglese specializzata in editoria accademica che sta proponendosi come punto di riferimento nel settore delle Humanities.
Il responsabile sviluppo, in un recente articolo, descrive la piattaforma che sta alla base della casa editrice; la scelta di implementare un mix di strumenti sviluppati autonomamente in dialogo con sistemi “Open”, ma configurati e personalizzati richiede comunque la presenza di uno staff tecnico di alto livello di competenza.

3. Adozione di una piattaforma proprietaria

In questo caso l’editore si affida ad una delle poche aziende che hanno sviluppato e mantengono proprie piattaforme di gestione della casa editrice e che consentono anche il controllo della pubblicazione in Open Access. Queste piattaforme sono in genere molto costose e richiedono un grosso investimento: solamente i grossi editori possono permettersi questa scelta, perché investendo su una piattaforma proprietaria devono trovare un fornitore affidabile, che dia garanzia di stabilità nel tempo e che possa destinare al progetto risorse adeguate; l’inserimento di un nuovo gestionale in una casa editrice è un processo che si sviluppa normalmente su diversi anni.

Una possibile alternativa che richiede un investimento minore e che quindi può essere adottato anche da un editore più piccolo sta nell’individuare aziende informatiche nel momento in cui stanno sviluppando una nuova piattaforma o una nuova versione di essa. Dalla collaborazione fra editore e software house può nascere un progetto comune nel quale entrambi decidono di investire sulla realizzazione. In  questo modo l’editore risparmia sul costo della fornitura (pur dovendo tenere conto d’impiegare risorse di altro tipo nel progetto, ad esempio nel test della piattaforma o nella sua fase di documentazione)  e può dotarsi di tecnologia all’avanguardia a prezzi abbordabili.

Un esempio di questo scenario può essere rappresentato dalla decisione di Pisa University Press di adottare Booksflow Academic come piattaforma per i propri progetti editoriali innovativi, o Urbaniana University Press che ha scelto Pressflow.

4. Nessuna piattaforma

Molti editori attualmente stanno pubblicando in Open Access volumi e riviste senza utilizzare nessuna piattaforma informatica; questa scelta, a lungo andare, diventerà inefficiente e soprattutto non più percorribile quando si dovranno certificare con precisione le procedure di referaggio e le metriche di pubblicazione. Inoltre, senza una piattaforma di gestione e controllo, non è possibile offrire agli autori tutta una serie di servizi a sostegno delle fasi di pubblicazione e rendicontazione, come di quelle post-produzione e diffusione. Tuttavia proprio questo presto sarà l’elemento in grado di fare la differenza tra editore e editore.

Gli esempi da fare a riguardo sarebbero tanti… Meglio non fare nomi 🙂

 

Per un elenco di soluzioni e piattaforme, possiamo fare riferimento a questo articolo.

Autore

Giovanni Salucci

Vive a Firenze, CEO di Progettinrete, si occupa di editoria accademica, di innovazione nei processi editoriali delle university press e di tutto ciò che riguarda la definizione dei flussi, la raccolta, gestione, archiviazione, indicizzazione, ricerca e distribuzione dell’informazione. Dal 2021 è docente di Laboratorio di editoria digitale all'Università di Firenze.